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Trauma da violenza sessuale

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Vicende private che diventano tragedie… Traumi che segnano… Vite strappate alla vita… in un profondo e ineluttabile silenzioso dolore.

Un silenzioso dolore è tutto ciò che rimane di un abuso sessuale. L’anima grida ma non ha voce … e il non parlarne troppo spesso rimane l’unica soluzione tanto che, 8 vittime di violenza sessuale su 10 non denunciano l’accaduto.

Un silenzio che cela la paura di non essere creduti o peggio ancora di venir derisi o di entrare in un loop giuridico che perpetua lo shock del trauma, acuisce il dolore e la rabbia.

Una serie di accertamenti inquisitori, dai colloqui e test psichici alle consulenze medico-legali e alle ispezioni corporali e genitali, estenuanti per dimostrare la presenza e l’entità del danno che, alimentano l’umiliazione subita. Pensate solo per un attimo a cosa si prova a stare nudi davanti ad un estraneo che ispeziona ogni millimetro della vostra pelle e dei vostri orifizi alla ricerca di prove che dimostrino l’assenza di consenso all’atto sessuale da parte della vittima e quindi la realtà della violenza stessa.

Già perché il danno va dimostrato fattivamente e per farlo va oggettivato sia al fine di intervenire precocemente e salvaguardare lo stato di salute psicofisica della persona sia ai fini risarcitori.

Ma anche quando giustizia è fatta, l’ottemperanza di un risarcimento non placa l’angoscia, non cancella l’accaduto, il terrore quotidiano o la diffidenza verso gli altri.

E allora a fronte di ciò per molte inconsciamente è molto meglio rifuggire dall’accaduto, è molto meno doloroso agire come se andasse tutto bene e non fosse successo nulla di grave. Inconsciamente … perché la psiche a modo suo difende la propria integrità fino a decidere di offuscare o cancellare un evento o darne una lettura o una forma tutta sua.

… Questo finché non ci si scontra con lo specchio della realtà e allora risulta impossibile far finta che le ecchimosi e le escoriazioni al volto, al collo, al torace, sulle cosce e sulle natiche non sussistano.

… Questo finché i pensieri inerenti alla violenza non si fanno sempre più intrusivi e schiaccianti e i sentimenti di disperazione e di hopelessness prendono il sopravvento e quando ciò accade è dolce scivolare nel mare della depressione o anestetizzarsi con farmaci alcol o droghe o lenire almeno per un po’ il dolore tagliandosi o scarnificandosi la pelle.

L’alternativa è rivivere costantemente l’accaduto. Analizzare e ispezionare questo accaduto alla ricerca di un senso: si esamina cosa si è fatto e si poteva fare, perché sia successo tutto ciò e quali siano le nostre colpe.

Tutto ciò produce alterazioni strutturali che possono configurarsi in un disturbo post traumatico da stress o in veri e propri disturbi di personalità di tipo nevrotico (disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo dipendente, disturbo evitante, depressione) borderline (disturbo antisociale, borderline, disturbo narcisistico e istrionico), psicotico (disturbo paranoide, schizoide e schizotipico).

Un quadro che assume toni ancor più drammatici se a seguito della violenza la persona si è contagiata (HIV, gonorrea, chlamidia, epatite, ecc.), è rimasta incinta o nel tempo scoprirà che i danni riportati non le consentiranno di avere figli.

Nulla sarà più come prima perché la violenza ha cambiato per sempre la persona e non solo. L’effetto della violenza subita si propaga come un onda d’urto e impatta ed influenza negativamente e globalmente le relazioni familiari, amicali e amorose, la sessualità, il lavoro, gli hobby, ecc. con la riduzione parziale o totale della capacità di svolgere delle attività o funzioni che erano o avrebbero potuto essere importanti per lo stile di vita del soggetto menomando per sempre la sua capacità di godere della vita e consecutivamente il suo diritto alla felicità.

Per tutte queste donne e uomini la via d’uscita risiede nel rivisitare funzionalmente e terapeuticamente l’evento traumatico al fine di ridefinire le colpe e le responsabilità. La costruzione di un assetto relazionale nuovo e l’assunzione di un nuovo ruolo consente alla persona di riparare la sua immagine e attuare il passaggio da vittima a sopravvissuta in modo che l’avvenuta consapevolezza e gestione delle emozioni profonde legate al trauma gli consentano, nonostante tutto, di tornare a vivere.

 

Se sei vittima di violenza puoi chiamare

il numero di pubblica utilità 1522

 

Dott.ssa Anna Carderi

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